Tre mesi fa mi sono persa, tra le specializzazioni, il lavoro, gli amici, fare la mamma e poi la moglie, mi sono persa, è stato un attimo.
In quell’attimo il mio corpo è esploso con una serie infinita di disagi. Mi sono guardata dentro nel caos e mi sono resa conto che avevo perso la bussola.
Che intendi quando dici che avevi perso la bussola?
Non stavo guardando più le cose con l’autenticità del cuore, stavo soprassedendo ad una serie di cose che avevano tutte a che fare con il contatto con me stessa e con gli altri, che mi mettevano stress.
Anche una coach ha bisogno di un coach e così sono andata alla ricerca di una persona che potesse ispirarmi.
Lavorando su me stessa ormai da anni, non ne riuscivo a salvare una, di certo volevo qualcuno che sapesse farmi funzionare meglio di quanto stessi facendo o ero abituata a fare.
Una delle prime cose che mi disse nel nostro colloquio fu: “Manuela il tuo benessere qualunque cosa accada non è in discussione”.
Mi chiesi se non fosse caduta con la testa per terra perché tra medici e scadenze o dovevamo avere un significato assolutamente differente di benessere o io non avevo ben chiaro di cosa stesse parlando.
Eppure era così chiara, limpida, senza veli ed era seria, non poteva essersi sbagliata.
Stavo sperimentando il mondo sotto una chiave non veritiera se il mio benessere davvero non era in discussione.
Mi faceva ridere durante i nostri incontri ma soprattutto era semplice e diretta e questo mi metteva incredibilmente a mio agio anche nei momenti in cui non era particolarmente simpatica (sì lo so a volte non sono neanche io particolarmente simpatica con i miei clienti quando è importante dire alcune cose essenziali).
Ho cominciato con lei a sperimentare un modo totalmente nuovo di vivere .
Tutto all’improvviso si è fatto più quieto e più autentico, più chiaro, ma soprattutto più semplice senza sovrastrutture a cui pensare.
Mi faceva stare così bene che volevo prolungare questo stato di benessere, così ho cominciato a trangugiare libri che mi mantenevano in quello stato… aperta.
Ma non era la stessa cosa, non era la fame atavica soddisfatta che mi avrebbe alimentata.
Una serie di circostanze sono andate al loro posto come un atto di fede appena ho cominciato a vivere la mia vita, le persone ed i miei impegni con rilassatezza.
I miei stessi lavori avevano ricevuto una doccia fresca in entusiasmo e sicurezza.
Cominciavo a bastare a me stessa anche in un momento oggettivamente impegnativo,ma la cosa più bella era che stavo imparando a fare le cose in modo diverso e a viverle in modo più congeniale.
Cosa ho imparato davvero a fare?
A darmi spazio, spazio per venire fuori.
Man mano che permettevo a me stessa di sentirmi libera, anche le persone erano in grado di andare e venire dalla mia vita senza darmi eccessive scosse e con assoluta libertà.
E non perché mi stessi anestetizzando ma perché non sperimentavo più il pericolo quando ciò accadeva.
E soprattutto non ero più in discussione dentro di me al cospetto del pensiero degli altri.
Certo ogni tanto il mio pensiero ancora si agita e mi proietta stati d’animo turbolenti ma la differenza è che nel momento in cui riconosco questa spirale mi fermo, riconosco e mi permetto di farmi spazio o questa persona mi tira le orecchie.
Cosa riconosco esattamente?
Che i pensieri vanno e vengono e il mio stato d’animo cambia in funzione del credito che decido di dar loro.
Che se abbraccio un pensiero che non mi fa stare bene e mi agita, il cadere in un vortice di spirale negativa è un attimo.
Che per cambiare non è necessario né un tempo prestabilito né un cammino di dolore.
Che ciascuno di noi ha dentro di sé una Saggezza infinita, ma semplicemente non riesce a riconoscersela perché non si offre il modo di farlo e spesso di prende troppo sul serio.
E’ possibile sperimentare la bellezza del mondo a prescindere da quali siano le condizioni attuali e di partenza.